Giancarlo Minardi analizza la stagione motoristica 2012

In Formula 1

ono far quadrare i conti cercando il miglior compromesso tra incassi e piloti. Oggi tocca ai piloti, ma a breve saranno i circuiti europei a cedere il passo alle nuove nazioni” spiega Gian Carlo.

“In Italia non è vero che mancano i talenti. Il nostro paese può contare su diversi piloti di grande spessore tecnico e ha la migliore scuola di kart con i migliori drivers e costruttori. Purtroppo però, qui ci fermiamo in quanto non riusciamo a farli crescere, ad andare avanti nelle categorie. La Russia sta sì esprimendo diversi piloti talentuosi anche nelle formule propedeutiche, ma sono aiutati certamente dalle risorse economiche del loro paese. La Federazione e la FDA hanno capito che bisogna costruirsi i talenti in casa, ma per trovare un campione da Ferrari ci vorrà del tempo, in quanto siamo i primi a gridare allo scandalo quando la Scuderia di Maranello arriva seconda.

Forse manca un team materasso che faccia crescere piloti, meccanici e ingegneri. Gli ultimi piloti che la Minardi ha provato nel 2005, prima di passare lo scettro alla Toro Rosso, sono stati Luca Filippi e Davide Rigon (la generazione dei 25enni, intermedia tra Trulli e le nuove leve). Se il team fosse sopravvissuto, questi ragazzi sarebbero permanentemente in Formula 1, come i vari Fisichella, Trulli, Nannini, Martini e Morbidelli, che hanno cominciato con la scuderia di Faenza. Questa mancanza è anche il frutto di una politica sbagliata della FIA negli anni tra il ’96 e il ’02, quando sono state privilegiate le grandi case automobilistiche a scapito dei team privati. Proprio quei piccoli team che sono stati inseguito richiamati e ricercati. Peccato che quelli che ci hanno sostituito si siano dimostrati più fragili di quelli che li avevano preceduti, costruttori a tutti gli effetti” analizza l’ex costruttore faentino.

“Lo sport vive grazie alla pubblicità. Questo discorso vale per qualsiasi disciplina, non soltanto per l’automobilismo. Non possiamo pensare che i privati finanzino esclusivamente i vari sport nazionali. Ci vogliono delle entrate. Andando avanti su questa strada lo sport morirà”. Quale può essere quindi una possibile soluzione? Nel campo dell’edilizia, ad esempio, da qualche anno sono previste agevolazioni fiscali per la ristrutturazione edilizia e per la riqualificazione energetica. “Si potrebbe dirottare una parte degli introiti dei giochi nazionali, come succedeva un tempo con la SISAL, alla divulgazione dello sport,” prosegue Minardi. “L’immagine della nazione passa anche attraverso i risultati sportivi”.

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